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5 spunti per l’informazione locale

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Il Giornale che ScorreCi sono due letture interessanti da affrontare stamattina.

La prima è un pezzo di Sascha Lobo sulla crisi dei giornali tedeschi, tradotto da PressEurop.

«Non è la stampa ad essere in crisi», sintetizza l’occhiello, «quanto un’idea di informazione superata dagli eventi».

Il tema centrale -ne parlavamo a Fahrenheit su Rai 3 l’altro giorno con Loredana Lipperini- è che l’articolo potrebbe non essere più l’unità semantica minima del giornalismo. Perché sta cambiando molto la nostra idea di attualità.

Va letto tutto, e con attenzione. Il titolo è bellissimo: Il Giornale che Scorre.

Poi, c’è una bella intervista di MediaShift (quello di PBS) che si intitola: Can Local Newspapers Collaborate with Blogs?

È interessante provare a immaginare, in questo scenario, quale possa essere oggi il ruolo di una testata locale. Ci sono diverse ragioni per reinventare il ruolo dell’informazione di territorio. Provo a elencarne alcune, poi emendiamo o ne aggiungiamo altre nei commenti.

1. L’HUB DELLE IDEE

1. Si parla molto di smart cities e io credo che l’informazione locale abbia un grande ruolo (ma responsabilità sarebbe meglio) nel fare da hub per l’intelligenza delle città. C’era un pezzo sul Guardian ieri che raccontava come bisognerebbe spostare l’attenzione dall’architettura e l’urbanistica alle tecnologie che fanno circolare idee e informazioni.

«Una città non è una macchina», scrive Richard Sennet, «noi vogliamo città che funzionino, ma che siano aperte al cambiamento all’incertezza e al disordine che fanno parte della vita». Il succo è: deve esserci spazio per la scoperta e la casualità, che sono ingredienti favolosi per l’intelligenza.

La codifica tradizionale del «racconto per notizie», secondo me, limita moltissimo la circolazione delle idee.

Siamo sicuri che la notizia -in un mondo in cui le news sono abbondanti e ubique- sia ancora il 100% del servizio da dare?

2. RACCONTARE LA COMUNITA’

Se è fuori discussione che bisogna salvare il «meglio del mestiere» (dall’approccio professionale al fact-checking all’accuratezza) è anche vero che fare «solo questo» non basta più.

Prima eravamo condizionati dai limiti funzionali della carta. Il massimo dell’interazione con i lettori e il territorio erano le Lettere al Direttore. E lo spazio era quello che era, poco e costoso.

Oggi che la gente legge sempre più sul mobile e in digitale, la comunità locale si può raccontare anche -e forse soprattutto- dandole voce, dandole spazio. Utilizzando le potenzialità di una testata locale per creare un contesto e dei circoli virtuosi.

Siamo sicuri che ai cittadini oggi interessino solo le faccende apparentemente notiziabili? O, forse, si può costruire un interesse nuovo su ciò che accade intorno a loro?

Di certo, con il digitale, non abbiamo più i limiti funzionali della carta. Abbiamo strumenti nuovi. E non dobbiamo pensare di usarli come usavamo i vecchi. C’è tanto spazio per inventarsi cose.

E per dirla con Francine Hardaway potrebbe non aver più senso congelare la realtà nello spazio di un articolo.

3. APRIRSI AL TERRITORIO

La risorsa scarsa di ogni redazione oggi è -come dice quello saggio- l’intelligenza di carbonio. Le risorse umane, il tempo, l’attenzione. E, prevedibilmente, sarà sempre più scarsa (visto che l’industria del giornalismo continua a bruciare posti di lavoro).

L’intelligenza di carbonio non scala facilmente. Per farla scalare devi prendere nuove persone, con skill e capacità alte. Ma l’intelligenza di silicio -quella dei nuovi strumenti- scala. A patto di saperla progettare per asservirla a un obiettivo e per farla funzionare nel modo voluto.

Io credo sia possibile costruire «intorno al lavoro tradizionale» anche un ecosistema di racconto della città che passi attraverso le voci che emergono dal territorio. C’è il pezzo di MediaShift che fa qualche esempio, c’è l’esperimento de La Stampa con VocidiMilano (ispirato da Jeff Jarvis). Ci sono diversi casi interessanti, in Italia e all’estero. Ma c’è, credo, ancora molto da inventare.

Resta l’evidenza della realtà moderna: i cittadini vanno ingaggiati. Raccontare i fatti non è più sufficiente.

4. GIOCHI A SOMMA NON ZERO

Il progresso umano avviene quando la classe dirigente progetta e realizza delle idee che rispondono alla logica dei giochi a somma non zero. Ovvero dei modelli in cui tutti i partecipanti hanno dei benefici.

Il lato scontato della vicenda è l’interesse che può avere la testata (per ragioni strategiche, di posizionamento di page-views, di quantità di contenuti, eccetera). Ma se la soluzione è aprire dei blog (o aggregarli), le soluzioni semplici ai problemi complessi non funzionano mai, o funzionano poco.

Bisogna cominciare, secondo me, a ripensare il ruolo dell’informazione locale nel modo in cui dicevamo prima. E intorno a questa idea essere capaci di costruire, usando i nuovi strumenti, un «servizio più moderno alla città».

5. FARE PRESTO

E bisogna cominciare a ragionarci subito, a sperimentare subito. Qualche giorno fa Mario suggeriva che bisogna ancora pensare a coloro che non sono connessi.

Io credo però, e forse sbaglio, che le nuove tecnologie (e il cambiamento nel modo di informarsi) non vadano guardate nel qui ed ora. Se la penetrazione di Internet è stata veloce (molto più di quella della Tv), la diffusione degli smartphone è ancora più rapida. E la prima cosa che scopri, anche da mente analogica, quando hai uno smartphone in mano è che cambiano tutte le tue abitudini di consumo di notizie, comunicazione e prodotto culturale.

Le organizzazioni hanno bisogno di tempo per progettare il cambiamento e per cambiare. Se non si inizia subito (partendo dalla mentalità e dal modo in cui si percepisce il proprio ruolo) il rischio è che si cominci quando ormai è troppo tardi. Se i lettori cambiano prima di te, non ti considereranno mai più autorevole.

Viviamo in tempi, credo, che insegnano a chi fa questo mestiere una cosa semplice. Devi stare avanti ai tuoi lettori, non inseguirli.

E devi costruire le opportunità per non limitarti a subire la crisi. Per questo, forse, ha senso guardare al futuro con coraggio e con una mentalità speculativa.

Twitter: @gg


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